Unica cittadina dell’isola di San Pietro, la storia di Carloforte ha origine recente. Sorge nel 1738 per volere di Emanuele III come colonia di Tabarchini, liguri ma di origine tunisina. Il compito principale dei coloni era non solo quello di dare vita alla piccola cittadina portuale, ma soprattutto di estrarre dai mari sardi il prezioso oro rosso, il corallo, di cui i fondali della zona erano ricchi.
La decisione avvenne dopo l’evidente diminuzione del prezioso materiale sulle coste tunisine e la necessità di trovare nuovi luoghi di approvvigionamento.
Lo stesso nome ricorda il suo fondatore, eppure niente ci racconta di quei coraggiosi che occuparono un’isola da bonificare, nella quale il rischio di contrarre la malaria era all’ordine del giorno. Gli abitanti resero quel lembo di terra non solo vivibile, ma la trasformarono in quel piccolo gioiello di colore che è oggi, tutta proiettata sul mare.
Purtroppo il mare, che dava vita ai coloni, portava non di rado morte: erano all’ordine del giorno le incursioni da parte dei pirati che razziavano, uccidevano e rapivano gli abitanti; fra le più dolorose visite quella del 1978 durante la quale vennero rapiti più di 900 carlofortini, portati a Tunisi come schiavi. Solo dopo 5 anni alcuni di loro vennero restituiti alla propria terra.
Linguisticamente i carlofortini ricordano ancora le proprie origini tabarchine: non solo si parla il dialetto tabarca, ma anche la cucina e la cultura non rispecchia pienamente quella isolana. L’incontro fra Sardegna ed etnia ligure ha dato origine ad un bellissimo scambio di tradizioni e di usi.
Detto questo non possiamo non cantare le lodi dell’isola, di origine vulcanica, che presenta una quantità sorprendente di calette e insenature, grotte e anfratti intimi dove trascorrere meravigliose giornate di mare. Unica particolarità dell’isola è la quasi totale assenza di spiagge sabbiose, ma la meraviglia dei fondali certo ripaga l’assenza.