L’isola coltiva e lavora il corallo da tempo immemorabile. Utilizzato fin dall’antichità per la creazione di gioielli e amuleti, riconoscere un gioiello sardo, lavorato sul corallo è cosa particolarmente semplice. Gli artigiani isolani infatti, pazienti e dotati d’esperienza che si tramanda da generazione, creano opere dal fascino e dalla precisione suggestiva, che lascia letteralmente a bocca aperta. Capitale della lavorazione del corallo è certamente Alghero, che consigliamo di visitare, eppure artigiani a cinque stelle li si può trovare a Quartu Sant’Elena e naturalmente anche a Dorgali.
Già in epoca cartaginese il corallo e la sua lavorazione avevano un certo peso nell’economia isolana e di certo la pratica si prosegue durante l’epoca romana. I primi documenti che parlano di corallo e di Sardegna però risalgono al XIII secolo, periodo durante il quale è attestata la pesca del prezioso metallo e la lavorazione da parte di botteghe artigiane. I monaci benedettini per lungo tempo sono stati i principali pescatori del corallo usato specialmente per la creazione di oggettistica sarda. Il ruolo venne loro rubato in seguito dai pisani.
Ma corallo non è solo artigianato, ma anche e soprattutto leggenda e mito. Con il prezioso oro del mare venivano creati amuleti, oracoli, oggetti preziosi di norma indossati dalle donne, alla figura di una mitica donna si collega. Secondo la tradizione tramandata da Ovidio il corallo nacque il giorno della morte di Medusa, quando Perseo la decapitò. Il suo sangue, a contatto con le alghe, le pietrificò tingendole di rosso.